
Ecco una bellissima recensione di Patrizia Garofalo al romanzo "Gioco di voci", di Luca Ducceschi (nella foto, Luca Ducceschi premiato nella sezione Giovani Autori del premio Alziator).
“gioco di voci”
Luca Ducceschi
Edizioni Creativa
La paura dell’amore costituisce il filo conduttore del testo.
Essa, pur riconosciuta, è sostituita con “il gioco amoroso”, con i pensieri scritti in grafia diversa e seguiti da dialoghi e parole che rendono Lorenzo un altro da sé e Sabrina un’adolescente che confonde la libertà con la crescita e la ricerca sessuale . Entrambi non sono confidenti “affidati” né a se stessi né all’altro. Il testo si snoda rapido e conosce quell’ansiosità di lessico e di strutturazione che corrisponde alla frenesia della sessualità scelta come maschera disvelante l’assillo del dubbio sull’esistenza di un bellissimo amore che degenera in follia del corpo. Ed è proprio il corpo a far da palcoscenico al romanzo che ne conosce i lati più crudi, più desacralizzanti , più violenti.
L’erotismo è ben lontano dalla sessualità proprio nell’accezione del termine che Platone gli diede nel “Il Simposio”, la metafisicità del rapporto d’amore diventa “possesso e prova” purtroppo anche davanti ad un amore che entrambi sanno di aver incontrato l’uno nell’altro. Ed è questa la drammaticità del testo, la sua lacerante dolorosità che fa di Luca Ducceschi un autore da leggere e di Lorenzo e Sabrina due giovani persi in un magma incandescente di non-riconoscimento e quindi destinati irreversibilmente alla perdita e al lutto.
E’ una lettura che fa male e chissà mai se sia proprio questo, che l’autore voleva suscitare per farci guardare intorno e riflettere sulla mancanza di sacralità di tutto quello che ci circonda e non oggi più di ieri . Da sempre è “confusione di parola mai denudata e restituita alla verità” è colta talvolta solo nell’attimo dell’abbandono , quando il sipario cade e il clown mormora “io rimasi lì, impalato. Non riuscivo a pensare a niente. Se non a lei: Sabrina, amore mio…” mentre faticosamente si toglie il cerone deformante.
Recensione di patrizia garofalo
Ottobre 2008