sabato 25 ottobre 2008

qualche riflessione su "Piccole Storie"

Andiamo avanti. E' bello pensarlo, e scriverlo a voi. Bello sapere che un progetto nato da Gianluca Ferrara e da me (con la partecipazione attiva di Fabiola, anima di Creativa) stia camminando bene su una strada sommessa ma con riscontri positivi.
Dopo l'esordio con il mio "Le parole del buio", "Gioco di voci" di Luca Ducceschi è stato il manoscritto dell'azzardo per me e per la casa editrice: i presupposti per questa collana sono chiari, tutto si può dire ma deve essere detto bene. O meglio, scritto bene. E Luca Ducceschi ha scritto bene un romanzo dai fortissimi toni erotici. Capita spesso di incontrare persone che ritengono la letteratura erotica inferiore, quasi il sesso, se raccontato con chiarezza, fosse in grado di sminuire il livello di un buon libro. E' un'opinione che non ho mai condiviso: esistono autori che scelgono di non descrivere il sesso, ne esistono altri che invece amano includerlo nelle loro opere. Questione di scelte e, per fortuna, di libertà. E ciò che davvero conta è lo stile. "Gioco di voci" ha avuto finora un ottimo gradimento da parte dei lettori, che si è manifestato subito con messaggi e riscontri alle presentazioni.
Il terzo nato, "Un altro finale", è un racconto completamente diverso dal romanzo di Ducceschi: è stato scritto da Lorenza Caravelli e rievoca un amore perfetto. L'amore per un padre che fisicamente è andato via ma non potrà mai sparire nel cuore di sua figlia. Anche in questo caso, sia la scelta dell'autore che l'argomento avrebbero potuto presentare qualche insidia. Lorenza Caravelli ha pubblicato in passato "Anima nuda", libro interessante sull'esperienza in India, e il romanzo "Breve cronaca di un imperfetto", entrambi con Lampi di Stampa: non so quale sia la vostra opinione, ma parlare del proprio impegno come volontaria in una missione ("Anima nuda") è una decisione che si presta alle migliori o peggiori interpretazioni. Come minimo, si può ricevere l'accusa di usare l'altruismo per vendere un libro. Parlare di una parte della propria vita che dovrebbe restare in un'ombra dignitosa è, in fondo, manifestarsi esattamente come fa Ducceschi nel suo "Gioco di voci", solo in un altro ambito: che si decida di raccontare il sesso oppure il volontariato, entrambi gli argomenti sono profondamente privati e possono essere fraintesi. Comunque, in "Un altro finale" Lorenza Caravelli non affronta il tema del volontariato e si distanzia anche dal romanzo "Breve cronaca di un imperfetto": parla di amore, un amore che quasi tutti conosciamo e che spesso non ci costa fatica, è spontaneo e gratificante, l'amore per il padre. Ne parla con dignità e discrezione, con l'enfasi della storia di vita vissuta e con uno stile molto buono. Nonostante l'insidia del sentimentalismo e del racconto di una storia troppo privata per interessare al vasto pubblico, Lorenza ha scritto molto bene un racconto che darà molto a chi vorrà leggerlo.
Per "Gioco di voci" e "Un altro finale" immagino un pubblico diverso, anche se mi piace pensare che esistano persone capaci di amare la scrittura come la amo io. A prescindere dai contenuti, con quel godimento fisico indescrivibile legato al piacere di leggere una penna speciale.

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